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giovedì 9 dicembre 2010

Le passioni degli azionisti

Ci sono momenti in cui vorrei fermarmi a pensare, magari sedermi su un morbido sofa', con la consapevolezza che faccio davvero quel che devo fare... Poi pero' mi alzo, perche' mi viene in mente che devo fare qualcos'altro, e poi altro ancora, e tutto questo e' un giro ininterrotto di movimenti che in realta' potrei evitare. Scrivere un post del genere non mi aiutera' probabilmente a dare una svolta radicale alla giornata... Si puo' vivere senza sapere cosa si fa, e soprattutto senza sapere cos'e' che potremmo fare di meglio? Non ci credo che si puo' sempre migliorare. Vale comunque la pena di fare un tentativo, che ci indichera' una meta da raggiungere.
(Ecco, fra l'altro e' intervenuto ora un affaticamento al mio polso destro, il che rende pure piu' lento lo scrivere...).
Mi trovo alla biblioteca di Shannon, che sta giusto davanti a casa mia. Davanti casa, abbiamo un grande prato bianco di gelo, che guardandolo da vicino permette di ammirare le sottili forme ghiacchiate dei fili d'erba, e pure alcune ragnatele rese plastiche dal clima. Niente pioppi, faggi, salici e giaggiuoli.
La mia giornata vera e propria inizia alle 13, visto che oggi lavoro col turno pomeridiano. Arriveranno finalmente le chiamate dai clienti azionisti della banca, che vorranno resettare la password e magari pretenderanno informazioni dettagliate e puntuali sul nuovo piano di investimento azionistico varato dalla loro azienda. I telefoni suoneranno, e tutti vorranno avere informazioni sulle loro azioni. L'azione (share), ho imparato, e' una parte del capitale di un'azienda. Ogni azione produce un dividendo, nel caso in cui l'azienda ottenga dei profitti alla fine dell'anno. Questi profitti vengono ripartiti tra gli azionisti, in maniera proporzionale alle azioni possedute da ciascun azionisti.
Queste sono le azioni del mercato, ma vi sono pure altre azioni, che il mio lavoro non considera e pure deve ignorare (per quella logica rigorosa e non del tutto univoca che il lavoro piu' moderno ha forgiato). Queste a cui alludo sono le azioni che si compiono nella vita naturale e irriflessa, ossia le scelte che facciamo ogni giorno, in cui ci rapportiamo a chi ci e' vicino e condivide la propria vita con noi. Queste azioni spesso non producono dividendi. Anzi, agendo in quelle occasioni, compiendo tali azioni nella vita privata e pubblica siamo del tutto all'oscuro di cosa siano i dividenti. Non amiamo le persone, non cambiamo canale davanti alla televisione, non ci dedichiamo alla descrizione del paesaggio pensando ai dividendi. Eppure, anche quelle azioni li' producono qualcosa.
E quanto una nostra azione produce non si ripartisce in maniera rigorosa, secondo appunto il criterio di distribuzione bancaria. Si ripartisce secondo altre logiche, che son dettate unicamente dalla predisposizione di ogni participante. Non c'e' proporzione, perche' il valore non e' misurato secondo una logica; il valore e' intuitivo, e percio' non e' discorsivo (e dunque e' illogico, giacche' logica deriva da logos).
Dovrei fermarmi qui per un'ora, ma l'orologio mi obbliga a far le cose di corsa. Riprendero' magari questo tema in un altro post.
Ora devo tornare a casa, devo radermi e partire. Mi attende una nuova avventura, in cui il mio destino si incrociera' con quello dei clienti azionisti.