Non ho fatto mistero di voler affrontare temi che lasciano il tempo che trovano, in questo blog. Non mi voglio impegnare in argomenti per i quali valga la pena perderci del tempo. Non afferrerò mai i profondi misteri della Search Engine Optimization, e credo resterà un rebus irresolubile la dinamica che porta Google a piazzarmi una pubblicità alle visite guidate della Dalmazia nel mio blog. (Certo, meglio comunque questo che i banner sulle protesi dentali che una volta mi son trovato sul lato destro del blog, argomento per nulla riconducibile alle cose belle di cui si vuol trattare).
Sono adesso seduto in poltrona, e fra le varie cose che mi passano per la testa, c'è pure il film della Coppola, "Lost in translation".
E' un periodo difficile, si capisce. L'estate. C'è l'afa, il caldo. La solitudine. L'amore che proietta un'ombra sinistra su tutto quel che gli va dietro - salvo poi scoprire che l'amore è a sua volta è un'ombra. Il lavoro che non c'è. Gli amici scomparsi. Necessità di certezze su cui poggiarsi, come delle ciabatte per muoversi comodamente.
[trascorrono quasi 2 mesi, fino al giorno in cui recupero la bozza di questo post, finora non pubblicato, e decido di portarlo avanti]
Dunque, sorpresa! Mi ritrovo ora seduto sulla poltrona a conchiglia del Van Gogh Hostel di Bruxelles. Qualcuno ha
dimenticato un pacco di fusilli nella cucina dell'ostello, stanno ora quasi per bollire. Sono di passaggio, ora a Bruxelles, e da qui mi muoverò domani per Amsterdam. Destinazione Catawiki. Vado a dare un'occhiata, mica nulla di serio, per ora. Anziché domandarsi se un lavoro ad Amsterdam corrisponda alle mie esigenze del momento, ho deciso di muovermi per trovarci sul posto le risposte. Il film "Even the lovers get the blues", che ho visto ieri sera al cinema della galleria vicino alla Grand Place, mi è piaciuto molto e mi ha trasmesso riflessioni profonde. Il regista ha fatto un ottimo lavoro, sia sul piano tecnico, che sul piano del racconto della storia, che non cade mai nella banalità, e soprattutto nella volgarità e nel gratuito cinismo a cui simil storia si prestava. Molto raffinato, direi che è il miglior film belga che ho visto finora. Mi sta ispirando per scrivere qualcosa di nuovo, che affronti un tema simile, ma nel diverso contesto italiano.
Marzio Valdambrini © RIPRODUZIONE RISERVATA
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