Translate

venerdì 5 novembre 2010

Le coordinate dei tempi

Dopo giorni noiosi, senza slanci emotivi o interesse per gli affari del mondo, ho deciso di accettare l'invito dei compagni di ostello. Dopotutto - mi son detto - i giorni sono contati e manca poco al momento del ritorno. Cosi' ieri sera abbiamo fermato un taxi "non ufficiale", una receptionist ha detto all'autista di portarci al Faq Caffe', e ci siamo avviati in due macchine diverse. Eravamo di tante parti del mondo. E' finita che ci siamo persi, e al Faq siamo sbarcati dopo un bel giro a pera. Poco piu' tardi abbiamo ripreso un taxi non ufficiale e siamo giunti al Propaganda. C'era gente di tanti tipi, ma soprattutto ragazzi sui vent'anni. Mi sono intenerito a vedere le ragazze russe basse e un po' rotonde, che mi hanno inevitabilmente ricordato le matrioske. Uno spagnolo dell'ostello, che era venuto con me, ha pure sfilato gli occhiali da vista ad una piccola matrioska; io ho assistito alla scena da lontano, e non ho capito molto sulle implicazioni di questo gesto. In seguito, avendo parlato con Jorge al ritorno, lui mi ha rivelato di averlo fatto per scoprire se magari quella fosse stata carina senza occhiali.
Non intendo soffermarmi tuttavia su tutti i particolari della serata. (Certo, bisognerebbe dire qualcosa sulla toilette degli uomini, in cui i vespasiani erano praticamente attaccati al lavandino, che incorniciavano in modo quasi simpatico).
Non voglio soffermarmi neppure sullo stato d'animo grigio e apatico che la citta' mi ha infuso. Neppure sui trips mentali che la disoccupazione mi infligge a ogni passo. Se sapessi un po' il tedesco, magari mi soffermerei su quel libro che un crucco ha scritto sul Piccolo Principe e Nietzsche (libro che ho trovato qui in ostello, e che il solo sfogliare disinteressato mi ha fatto intuire l'essenza di cui tratta).
Vorrei soffermarmi sui nomi della letteratura che si fa mercato. Di questi non ce n'e' uno che mi appassioni. Ho provato a leggere qualcosa di Fabio Volo, Coelho, Baricco, una volta persino Moccia mentre ero in fila al supermercato e l'ultimo best-seller era li', sulla mensola delle mentine e dei Ferrero Rocher. Appartengono tutti alla stessa categoria, ed e' il riferimento a un comune contesto zeppo di superficialita' mascherata, che e' quello che rende tutto comprensibile. Un autore fuori dal contesto morirebbe di fame. C'e' una specie di sociologo, che vedevo ospite al Maurizio Costanzo Show, che dice soltanto cazzate e i suoi libri editi da Mondadori occupano posizioni in vista in ogni libreria. Non ci si puo' stupire di nulla, visti gli assi cartesiani che si son tracciati per dare collocazione ai risultati dell'intelligenza. Quale intelligenza? Ancora una volta, si tratta dell'intelligenza contabilizzata dal mercato.
Perche' pensare a cio', durante la settimana moscovita in cui (tra l'altro) si e' celebrata la conquista del potere, tanti anni fa, ad opera dei rivoluzionari bolscevichi? Anche questa e' un'associazione di idee avulsa da una logica imposta.
Anche qua la miseria dell'Occidente e' arrivata, coi reality shows e le grandi insegne pubblicitarie di Pepsi o McDonald. Il mondo e' bello perche' e' bello, mi sono accorto, e non perche' e' vario. Anzi, forse vario oggigiorno non lo e' poi tanto... Al Propaganda eravamo un italiano, uno spagnolo, un indonesiano, un egiziano, due olandesi e tre tedeschi, e abbiamo scoperto che parlavamo delle stesse cose. Qualcuno non puo' vivere senza la connessione wi-fi. Quasi tutti siamo su Facebook.
Il nostro futuro e' dove noi vogliamo costruirlo.
Se Dio non esiste, questo e' il piu' piatto dei mondi possibili.
Tornando a casa ho attraversato la piazza rossa, e ho compreso che si chiama cosi' non per via del colore dei comunisti, ma semplicemente perche' e' rossa. Siamo sempre portati a pensare a un significato di eccesso, qualcosa che da' il senso alle parole semplici. Perche' le cose non sono semplici di per se', ma lo sono se noi le consideriamo semplici. (Come appunto avevo detto in altro luogo delle cose complicate, che appunto sono complicate perche' siamo noi a complicarle).
Forse non e' il caso di proseguire su questa linea di ragionamento, tuttavia. Si finisce per incorrere in paradossi, o peggio, in un solipsismo assoluto che puo' vestire i panni di qualunque nichilismo.
Percio' guardiamo avanti, promettendo che presto riprenderemo a occuparci qui della sola fenomenologia delle cose belle. (Essendo questo l'argomento che ci ha mosso tempo fa alla creazione del blog).

Dal momento che la tastiera russa non conosce l'esistenza delle vocali accentate, mi sono dovuto arrangiare un po' cosi'.

Nessun commento:

Posta un commento