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martedì 2 novembre 2010

Dalla sopravvivenza alla vita molteplice. Una riflessione fenomenologica da MOCKBA.

Viviamo una doppia vita. Ce ne accorgiamo per caso, perche' non e' volontariamente che incorriamo nella negazione (cioe' la contraddizione) di se stessi.
Trovo giusto iniziare cosi', con una riflessione decisamente arbitraria il racconto dell'arrivo a Mosca.
L'alfabeto non aiuta affatto a comprendere questo popolo, che e' orientale piu' di quanto si pensi.
E come se non bastasse, al pomeriggio fa addirittura piu' freddo che al mattino.
Ho trascorso la giornata a fare foto all'architettura costruttivista, il fiore all'occhiello della capitale che volle innalzare la dittatura del proletariato. Tra palazzi grandi come villaggi non ho disdegnato di fotografare i piccioni che fanno compagnia a Dostojevski, le creature sub-umane a cui il museo di antropologia ha dedicato mezzibusti esposti sulle pareti esteriori, e pure gli omini che vendono le schedine del lotto nella Piazza Rossa.
All'ingresso del Cremlino sta una bella statua del maresciallo Zukhov, quello che ha condotto l'Armata Rossa a Berlino. Resti sparsi per la citta' ricordano la matrice ideologica del suo passato. Trovo esteticamente piacevoli i mosaici che decorano la stazione della metropolitana di Arbatskaya, dove si commemora l'inaugurazione di una gloriosa fabbrica dai protagonisti della rivoluzione.
Ma qui non posso dilungarmi sui particolari... ero partito con l'idea di scrivere un post su ben altro. Volevo parlare delle vite parallele che viviamo senza saperlo, ed ecco: si e' manifestato un fenomeno dissociativo, che mi porta a ragionare d'altro. Si potrebbe usare questo come esempio dell'incostanza, o meglio, della scarsa concentrazione come motivo scatenante della dissociazione degli io? Si cessa di essere se stessi, e si diventa altre persone (o meglio, si diventa altri perche' con altri ci immedesimiamo) soltanto perche' non siamo capaci di finire un discorso e piu' facile ci riesce cominciarne altri dieci (che molto probabilmente non saranno similmente conclusi, ma si ramificheranno in altri ragionamenti ancora) ?
Mi sento di rispondere in modo affermativo. Ma il motivo non puo' stare esclusivamente li'.
E' il rigore impostomi dalla scienza che mi obbliga a cercare un ulteriore approfondimento.
Siamo piu' persone dietro la stessa faccia e sotto la stessa pelle, ma e' troppo riduttivo sostenere che cio' dipenda solo dalla debolezza della volonta' che, intrinsecamente, rende costitutivamente pregnante gli argomenti morali che danno poi forma, vita e sostentamento al nostro modo di vedere il mondo, di vedere noi stessi nel mondo, dunque di vedere noi ("io") a confronto con gli altri in tutti i contesti della vita.
La fenomenologia degenera nella psichiatria, perche' la dimensione dell'io oscilla in maniera ambigua e spesso impercettibile sul confine della realta' e dell'irrealta'.
La pluralita' del vivere non e' compatibile con l'unicita' dell'io.

In futuro tornero' su questo argomento. Nel prossimo post, tuttavia, riprendero' il tema dell'ultimo post, in merito all'incontro con Ferraccio, che e' stato di grande aiuto per il superamento della condizione di "coscienza infelice" di fronte alla disoccupazione.
Tutti gli accenti sulle vocali, qui, purtroppo li ho messi cosi' perche' su questa tastiera russa le vocali accentate non ci sono.

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