Visitare la Cattedrale di San Giovanni è un'esperienza indimenticabile. Nel corso dei secoli ci hanno accatastato pezzi d'arte del genere più raffinato, i famosi cavalieri hanno tolto l'eredità ai figli per addobbare le cappelle di questa grande costruzione barocca con chiostri, statue, incisioni, pitture, e quant'altro si possa immaginare. L'impressione, in certi spazi, è che il barocco si commuti in una forma modernissima di art decò (soprattutto in una cappella, in cui il simbolo della croce maltese ripetuta sull'intera parete offre l'impressione di una riproduzione tecnica piuttosto che liberamente manuale. Nell'Oratorio della Cattedrale si trova il grande dipinto di Caravaggio, che rappresenta la decapitazione del Battista. La guida ci informa delle vicissitudini che hanno spinto l'artista italiano nell'isola dei Cavalieri. In fuga a seguito dell'uccisione di un uomo, ferito da lui a morte, e nell'attesa speranzosa dell'assoluzione da parte del Papa, Caravaggio sbarcò e fu ben accolto nell'isola, dove fu incaricato di fare alcuni lavori. La sua aspirazione era inoltre quella di diventare Cavaliere di Malta, e la benevolenza di un gran maestro dell'Ordine lo facilitò nell'investitura.
In qualche post precedente, se mi ricordo bene, ho parlato della violenza, e del suo rapporto con l'arte. Non si può ripensare a questo, ricordando il carattere intemperante dell'artista, che lo condusse a un ennesimo delitto. Il celebrato artista, infatti, si rese colpevole della morte di un venerato maestro dell'Ordine, tantoché lo stesso maestro che lo aveva ben accolto si trovò ad espellerlo e a giudicarlo fuori legge. L'evasione di Caravaggio, ancora una volta in fuga, segna un'ennesima tappa nella vita di questo estroso e sanguigno personaggio, che noi abbiamo per tanto tempo raffigurato sulla banconota da centomila lire.
La sua immagine sulla banconota lo vorrebbe testimonial del denaro; ma qui, sulla carta filigranata, già notiamo i suoi occhi spiritati, il volto ottenebrato da una passione sconosciuta, e l'intensità dello sguardo ci induce a credere che si trattasse di un'anima volubile.
Come definire la violenza, allora, se non l'incapacità di sottomettere le passioni a una regolazione morale, e dunque l'irrompere e il prevaricare della natura umana su quel che intorno a noi, nella vita sociale che ci regola negli istinti e ci guida nell'incanalare in modo costruttivo le nostre tendenze, si pone da argine e metro per la stabilità?
Nel blog non trattiamo però di questioni morali, e se introduciamo qualche riga sulla violenza è un fatto dovuto al tema artistico. La violenza condusse l'artista alla latitanza, nonché alla scomunica, e infine all'isolamento da parte dei benefattori che pure lo avevano sostenuto all'inizio. Ma è certo, forse, che la fortuna dell'uomo è il contraltare della disgrazia.
Nella disgrazia l'uomo ricade negli inferi, attraversa un cammino inverso che lo riporta al magma primordiale della vita, del brulicare di cose, idee, pensieri, situazioni lasciate del tutto in balia del caso; questo è lo stadio primordiale, in cui il percorso per il raggiungimento di una verità è da ripercorrere dall'inizio. Nella vita, tuttavia, non si può tirare i dadi all'infinito.
A un certo punto, i risultati delle nostre azioni vengono alla luce nella loro solidità. Siamo gratificati o condannati. Nel caso dell'artista barocco, va notato che la sua libertà incontrollata gli ha posto un cappio intorno al collo.
E dunque, c'è una morale della favola, per l'uomo che stava inquieto sulla banconota da centomila lire? Forse no. O forse sì: è magari il caso di ricordare la Favola delle api di Mandeville, ove si sostiene, con una celebre argomentazione, che i vizi privati spesso si prestano in favore di un'utilità pubblica.
Insomma, per aggiungere una cornice alla riflessione notturna del pomeriggio di due giorni precedenti, posso dire che nella Cattedrale faceva fresco. Ero in compagnia di Bina e di Emilio. Oggi ho trascorso il giorno a Sliema e la serata seduto a un caffé all'aperto. Ma questo è meno importante ai fini del blog, che, come già detto e ripetuto, ha per oggetto esclusivo l'indagine fenomenologica delle sensazioni piacevoli e delle cose interessanti.
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